I Principi Osteopatici
I principi osteopatici si fondano sul non utilizzo di farmaci o droghe (seguendo il motto: primum non nuocere) e si basano esclusivamente sul trattamento manuale/manipolativo. Andrew Taylor Still studiando per lo più l’anatomia umana e le sue relazioni (in particolare attraverso il sistema nervoso e vascolare), giunge alla conclusione che il corpo è in grado di mantenersi e di curarsi da solo (principio omeostatico o quello della vis medicatrix naturae) soprattutto se è in grado di ricevere il giusto apporto sanguineo.
Il ruolo dell’arteria è supremo
Difatti una sua massima che viene ricorrentemente citata e che per anni rappresenterà uno dei più importanti principi osteopatici è: the rule of the artery is supreme, sottolineando appunto l’importanza di mantenere libere tutte le vie fluidiche, vascolari. Anche il sistema nervoso ricopre una funzione vitale nel suo concetto terapeutico. Ecco perché il trattamento manipolativo delle vertebre e delle articolazioni costo-vertebrali ha sempre avuto un ruolo di primaria importanza nell’approccio osteopatico, proprio perché si pensa che attraverso la correzione biomeccanica della colonna si riesca ad influenzare le radici nervose ed il sistema autonomo nervoso per poter influenzare organi o sistemi distali.
La Lesione osteopatica
Il fondatore era fortemente attratto dalle leggi meccaniche (in America siamo agli albori della rivoluzione industriale), e molto spesso emerge dai suoi testi una certa volontà nel paragonare il corpo umano ad una macchina, che necessita di manutenzione (manuale) per poter far girare le varie parti in maniera efficiente ed economica. Da questo pensiero si sviluppa l’idea di una “lesione”, ovvero di una mal-allineamento, di una interruzione nel flusso omeostatico o addirittura la base per lo sviluppo di una patologia, che se manipolata o manualmente trattata permetterebbe all’insieme di svolgere tutte le sue funzioni fisiologicamente.
Un’altra idea fondamentale dell’approccio manuale di Still era quello di non andare in cerca della patologia, bensì di cercare supportare le innate capacità curative del corpo umano. .
Nel 1892, Still fondò una scuola, dopo aver raggiunto un discreto livello di riconoscenza per la sua “nuova” forma di terapia.
Il successo è notevole, basti pensare che 10 anni dopo la fondazione della scuola ci furono già più di 700 osteopati sparsi sul territorio nazionale e diverse scuole fondate. Un fenomeno di espansione importante, che rispecchia la validità di un approccio medico-manuale in un contesto medico generale ancora piuttosto debole nei confronti della cura di patologie infettive o degenerative. L’osteopatia godrà di un discreto successo fino agli anni ‘30 del secolo scorso.
Una riforma universitaria (il rapporto Flexner) permetterà alle scuole di osteopatia americane di venir assorbite dall’accademica di medicina americana (anche oggi gli osteopati statunitensi sono medici a tutti gli effetti). La commercializzazione dei primi antibiotici risolverà parzialmente una piaga socio-sanitaria permettendo di curare farmacologicamente e con estrema efficacia e rapidità le tante infezioni che erano la principale causa di morte.
L’osteopatia nella pratica clinica
L’osteopatia non svolgerà più un ruolo fondamentale in questo settore e dovrà adattarsi negli anni successivi concentrandosi sul trattamento di disturbi biomeccanici, muscolo-scheletrici, neurologici e marginalmente da supporto in caso di patologie croniche internistiche. In origine è anche curioso vedere come la medicina osteopatica fosse coinvolta nel trattamento delle malattie esantematiche, alle malattie infettive acute. Un esempio spesso citato è quello dell’epidemia ispanica del 1918-19 che causò milioni di decessi in tutto il mondo. Dai dati storici in nostro possesso, emerge che l’osteopatia ha effettivamente contribuito in maniera positiva alla cura dei malati.
Trattamento di patologie sistemiche
I dati storici dimostrano che l’osteopatia aveva originariamente un ruolo importante soprattutto nel trattamento di patologie sistemiche e non primariamente di problematiche muscolo-scheletriche. Oggi, con una resistenza microbica in aumento che sta allarmando tutto il mondo sanitario, ci si pone la domanda su come affrontare patologie infettive in futuro, vista la crescente difficoltà nel trattamento antibiotico. Ciò che l’osteopatia ha intenzionalmente voluto da sempre, è proprio il concetto di non trattare l’agente patogeno (va ricordato che poco si sapeva sui meccanismi pato-fisiologici) primariamente, ma di cercare di aumentare le difese immunitarie, supportare quei meccanismi di auto-riparazione, di difesa e rigenerazione che sono innati. Evidenze recenti fanno capire che la medicina manuale in genere ha un potenziale terapeutico che va oltre la semplice manipolazione. Questo forse posizionerà la terapia manuale anche in un contesto di prevenzione.
Oggi l’osteopatia è presente in tutto il mondo. Negli Stati Uniti è unicamente praticata da medici, dato che i corsi formativi sono gli stessi. In Svizzera è riconosciuta come professione sanitaria.
Cristian Ciranna-Raab
OSTEOPATA
MSc.,BSc.,D.O.,DPO, Dipl-GDK/CDS(CH)